Catturata un’organizzazione criminale in provincia di Lecce: i Carabinieri hanno arrestato 37 indagati, con il sequestro di droga e armi.
Avevano seminato il panico in diverse imprese della provincia di Lecce, con episodi incendiari, a fine di effettuare estorsioni e gestire traffico di stupefacenti in zona. Le indagini dei Carabinieri insieme al coordinamento della Dda locale, hanno portato all’arresto di 37 persone nell’ambito di una maxi operazione antimafia.
I 37 arresti per traffico di droga e armi
Il blitz è avvenuto lunedì 6 novembre, nei Comuni di Lecce, Carmiano, Veglie, Leverano, Porto Cesareo, Novoli e Monteroni di Lecce. Le indagini hanno portato all’arresto di 37 indagati, di cui 28 in carcere e 9 agli arresti domiciliari.
Le persone finite in manette sono indagate a vario titolo, per: associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra nonché ordigni ad alto potenziale esplosivo, estorsione, numerosi danneggiamenti a seguito di incendio.
Nei loro confronti un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Lecce su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia
L’operazione antimafia
L’indagine è stata avviata dai Carabinieri della Compagnia di Campi Salentina nel mese di dicembre 2020. Dopo due anni e mezzo, i militari sono riusciti a ricostruire l’organigramma del gruppo identificando il presunto vertice del clan e le sue attività criminali.
Nei confronti degli indagati, secondo gli inquirenti, è stato ricostruito un solido quadro indiziario che ha portato ad accertare la natura di numerosi attentati dinamitardi ai danni di negozi, aziende e locali della provincia di Lecce.
I reati contestati
In particolare sono stati ricostruiti 26 episodi incendiari e dinamitardi nei confronti di esercizi commerciali, autovetture, cantieri, aziende agricole ed immobili, per fini estorsivi. Il gruppo criminale avrebbe agito nonostante fosse già ai domiciliari, continuando a gestire da casa i loro atti criminali.
Il clan “si era imposto sul territorio determinando una condizione di assoggettamento e omertà” dei cittadini. Spuntano diversi casi di esplosione di ordigni ad alto potenziale micidiale, come quelli fatti deflagrare all’esterno di alcuni alberghi.
“L’efferatezza e la spregiudicatezza del clan è rappresentata anche dal singolare camuffamento di oggetti di quotidiano utilizzo, quali penne, in armi dalla micidiale offensività. Infatti, una penna biro è stata modificata e all’interno è stato realizzato un meccanismo tale da renderla pari a un’arma comune da sparo”, spiegano i carabinieri di Lecce.
Gli inquirenti hanno contestato agli indagati anche l’incendio di 5 mezzi ai danni di una società operante nel settore pubblicitario, e quello di diversi escavatori di una ditta edile. Sono stati sequestrati oltre 30 kg di marijuana, 2 kg di cocaina, 1.5 kg di hashish e di una coltivazione illegale di cannabis.